Asian Studies Group 東洋学協会

Hiroshi Sugimoto: il genio giapponese della fotografia contemporanea arriva in Italia

Hiroshi Sugimoto è nato nel 1948 a Tokyo. Dopo la laurea in Economia, si trasferisce negli USA nel 1970 per studiare fotografia presso l’Art Center College of Design di Los Angeles. Dal 1974 è a New York e, contemporaneamente alla sua attività artistica, colleziona antichità. A partire dalla personale della Minami Gallery del 1977 ha partecipato a numerose esposizioni, tra le quali le recenti Hiroshi Sugimoto: End of Time, retrospettiva itinerante realizzata dal Mori Art Museum di Tokyo e History of History alla Japan Society Gallery di New York. Ha ricevuto il Premio Internazionale della Hasselblad Foundation per la Fotografia nel 2001.

 

“Scatti Nipponici in Villa Palladiana”

Udine – Fino al 30 Settembre’07
Hiroshi Sugimoto è uno tra i fotografi più importanti del panorama contemporaneo internazionale. Al Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin a Passariano di Codroipo in provincia di Udine, sono esposte cinquanta sue opere fotografiche di grande formato e due sculture.

Villa Manin, Passariano di Codroipo (Udine)

 

La prima mostra in Italia dedicata a Hiroshi Sugimoto, uno tra i fotografi più importanti del panorama contemporaneo internazionale. L’esposizione, a cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto, raccoglie cinquanta opere fotografiche di grande formato e due sculture dell’artista giapponese.

L’ampia varietà di opere presenti tocca tutte le tematiche del suo lavoro, dai primi Dioramas del 1975 alle serie Theaters, Seascapes, Portraits, Conceptual Forms, fino agli inediti Lightning Field e Talbot.

Fortemente ispirati dalla tradizione concettuale e minimalista, i lavori di Hiroshi Sugimoto affrontano l’idea di fotografia e ne negano limiti e definizioni. Come dice Francesco Bonami: “Il lavoro di Sugimoto e’ una ricerca dentro le origini della Storia, sia questa la storia zoologica della terra che quella delle azioni umane, vista, simbolicamente, attraverso lo scorrere del tempo dentro la lente della macchina fotografica e utilizzando la pellicola come superficie della memoria”

L’intero allestimento è stato concepito dallo stesso artista che, rimasto colpito fin dalla sua prima visita a Villa Manin dall’edificio seicentesco dove ha luogo la mostra, ha creato tra le sue opere e gli spazi espositivi una serie di rimandi e allusioni, a volte palesi e più spesso sottili, quasi a coinvolgere il visitatore in un gioco mentale che si dipana lungo le varie sale. Esemplare in questo senso è la camera da letto al pianterreno – quella dove usava dormire Napoleone quando scelse Villa Manin come suo quartier generale per l’avvio di un nuovo ordinamento dell’Europa intera – che ospita appunto Napoleon Bonapart, opera appartenente alla serie Portraits, attraverso la quale l’artista ritrae figure storiche e personalità contemporanee. Tutte le fotografie di questo gruppo tematico sono state scattate isolando e illuminando su fondale nero le statue di cera presenti in vari musei, enfatizzando così il rimando ai modelli da cui traggono ispirazione, come i dipinti di Jacques-Louis David e di Hans Holbein.

Hiroshi Sugimoto è intervenuto sullo spazio espositivo con estremo rispetto, scoprendo le pareti e gli affreschi della residenza dogale: appoggiate a cavalletti semplici, progettati dall’artista stesso, poche fotografie per ogni sala, tranne quella che raccoglie, quasi in una riunione di famiglia, Enrico VIII e i ritratti delle sue sfortunate mogli.

Durante il percorso di questa retrospettiva s’incontrano le diverse serie, come quella sui diorami – Dioramas – con scene di vita primitiva fotografate nei musei di storia naturale, che disorientano lo spettatore, abituato ad associare un certo tipo di fotografia documentaria alla riproduzione della realtà; o quella intitolata Theaters, scattata in cinema-teatri degli anni ’20-’30 come il Radio City Music Hall di New York e il Metropolitan Theatre di Los Angeles, dove Sugimoto ha tentato di condensare il corso del tempo e la percezione dello spazio in un singolo momento, uniformando il tempo di esposizione a quello della durata della proiezione di un film. Il rettangolo bianco e luminoso che ne deriva illumina la sala altrimenti buia e contiene le tracce di un’unità di tempo più lunga. Il tempo è ancora protagonista nella serie sugli orizzonti marini, Seascapes, dove acqua e aria si incontrano nella metà esatta dell’immagine, nel tentativo di ricreare la prima, assoluta visione del mare da parte di antichi esploratori.

Il desiderio di misurarsi con la riproduzione di ciò che “non è rappresentabile” ha portato l’artista, negli anni, a confrontarsi con modelli tangibili per esprimere concetti teoretici e spirituali, come le superfici curve delle Conceptual Forms, che rappresentano formule numeriche. Con sofisticati giochi di illusioni e rimandi, l’artista spinge lo spettatore a confrontarsi attivamente con l’immagine e con l’ambiguo intreccio tra tempo e memoria che essa comunica.

FVGNEWS 

 

Hiroshi Sugimoto: il genio giapponese della fotografia contemporanea arriva in Italiaultima modifica: 2007-08-30T15:15:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo