Lingua Giapponese – Lezione di Grammatica 4

Proseguiamo con le lezioni di grammatica on line! Accompagnato allo studio dell’hiragana proposto nelle giornate precedenti, gli approfondimenti grammaticali che inseriamo in questa sezione vi permetteranno di iniziare ad utilizzare immediatamente la lingua e a comprendere la dinamica comunicativa giapponese.

Oggi introdurremo l’utilizzo e l’importanza del linguaggio onorifico e la mappatura dei punti argomentativi da sviluppare durante la jikoshokai (self introduction)

Non mi resta che augurarvi buono studio!

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Espressioni onorifiche: l’uso dei suffissi da annettere ai nomi propri.

 

  1. Tali suffissi, che fungono da vere e proprie “espressioni onorifiche” 尊敬語 (sonkeigo), vengono utilizzate quando il parlante vuole esprimere rispetto verso il proprio interlocutore, o verso un terzo soggetto magari non direttamente presente al dialogo ma considerato ugualmente “superiore”.
  2. Il sonkeigo è uno dei tre registri linguistici propri del keigo, un rigido e intricato sistema di espressioni particolari, interne alla lingua giapponese, attraverso cui il parlante esprime rispetto verso la persona a cui si riferisce.
  3. Un secondo di questi tre registri linguistici è dato dalle “espressioni cortesi”, in giapponese 手稲語 teinego; questo livello espressivo rappresenta il grado formale e gentile più comunemente utilizzato fra individui non propriamente di intima conoscenza e confidenza. Trattasi del registro linguistico che viene presentato principalmente in questo corso.
  4. L’ultimo registro, qui accennato per puro spirito di precisione descrittiva, è dato dall’insieme di “espressioni umili”, in giapponese謙譲語 kenjōgo. Fanno parte di questo livello tutte quelle espressioni che “umiliando e abbassando” il grado d’importanza del parlante, indirettamente innalzano quello dell’interlocutore o di un terzo individuo di riferimento.
  5. Tornando ai suffissi onorifici da annettere ai nomi propri, specifichiamo di seguito i due più frequenti:

 

         San さん 山田さん Il signor Yamada / La signora Yamada

         Sama さま 様 田中様  Il signor Tanaka (onorevole signor)

 

Entrambi significano : “signor – signora – signorina” ma hanno due livelli di formalità differenti. –San è meno formale di –Sama solitamente utilizzato nella forma scritta ma anche nelle circostanze in cui si voglia mettere in risalto il grado di superiorità dell’interlocutore, soprattutto se quest’ultimo risulta essere più anziano d’età o di prestigioso livello sociale/professionale.

 

 

Dizionario: 紹介 (shōkai) “La presentazione”.

 

  1. Nel mondo della comunicazione verbale nipponica, la jikoshōkai 自己紹介, ovvero la auto-presentazione riveste un’importanza primigenia. Condurre correttamente in termini espressivi, formali, contenutistici la presentazione della propria figura può facilmente condizionare la predisposizione dell’interlocutore giapponese nei nostri confronti.
  2. Ripassiamo le note fondamentali di saluto e presentazione, valide nel caso in cui due soggetti si incontrino per la prima volta in un contesto formale:

 

         Hajimemashite  (da utilizzare come saluto introduttivo quando per la prima volta si incontra qualcuno).

         Kokuseki  国籍 (la nazionalità) ex: watashi wa itariajin desu. Oppure Itaria kokuseki de arimasu. (sono di nazionalità italiana).

         Syokugyō  職業 (l’occupazione) Questa è una voce molto importante della presentazione e molte volte è meglio inserirla anche prima del nome, soprattutto se l’occupazione specifica la carica o il ruolo, in giapponese chii 地位, svolto all’interno di una determinata azienda o istituzione. Ex: Mirano no kokuritsu daigaku no kyōju desu. (sono un docente dell’Università degli Studi di Milano).

         Namae 名前(nome). A questo punto è opportuno presentarsi con il proprio nominativo: prima il cognome e poi il nome, oppure solo il cognome per gli ambiti di presentazione più formali. Talvolta il nome viene immediatamente fatto seguire all’azienda o all’istituzione d’appartenenza assunte a identificativo principale. Ex: Mirano kokuritsu daigaku no Rossi desu. (sono Rossi dell’Univ. Degli Studi di Milano).

         Dōzo Yoroshiku Onegai Shimasu. E’ la forma conclusiva tipica di una presentazione formale: Dōzo Yoroshiku significa letteralmente “molto piacere”, mentre Onegai Shimasu indica, in una modalità espressiva per noi intraducibile dal punto di vista letterale, la richiesta e prendere cortesemente atto di tutto quanto esposto fino a quel momento. Trattasi perciò di una vera e propria “preghiera” rivolta all’interlocutore nel prestare attenzione a tutte le informazioni che gli sono state fornite sul nostro conto.

 

Formulare le domande  da rivolgere all’interlocutore all’interno di una conversazione di presentazione.

 

           名前は ?  O Namae wa ?

          お仕事は ?   O Shigoto wa ?

          お国は ?      O Kuni wa ?

 

In questi tre domande è rappresentato, nella modalità più efficace, veloce e gentile, la via per chiedere il nome, il lavoro e il paese d’origine del proprio interlocutore. In questo caso, il introduce l’argomento di cui vorremmo sentirci parlare proprio dal nostro interlocutore.

 

 

        Una sfumatura personale e di colore alla discussione può essere data dall’introduzione di frasi che esaminano la condizione fisica/umorale del proprio interlocutore. Ex:

         お元気ですか?  O Genki desuka?

         ご健康はいかがですか?  Go Kenkō wa ikaga desuka?

         Entrambe le frasi sono traducibili con un “come sta?” oppure “la sua salute coma va?”o più semplicemente “sta bene?”

         Nel caso in cui il nostro interlocutore riveli di non stare bene esistono poi delle forme di chiusura che invitano auguratamene a una pronta forma di guarigione o di benessere. Ex:

         お元気でね!           O genki de ne!  “Stammi bene!”

         ご健康を祈ります! Go Kenkō wo inorimasu. “Le auguro di stare bene!”

 

 

Lingua Giapponese – Lezione di Grammatica 4ultima modifica: 2007-07-03T13:20:00+02:00da inokashira
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