Certificazione sulla cucina giapponese DOC

8222400f5c56f534716f2f2e7e48d7a7.jpgQuante volte vi sarà capitato di andare a mangiare “giapponese” e di rendervi conto, soprtatutto per quanti di voi il giapponese lo parlano, che il ristorante in cui siete capitati ha davvero poco di “giapponese doc”? E non mi riferisco allo style, oggi ormai sapientemente imitato a destra e a sinistra anche da gestori cinesi, e, ancor più delle volte, tramutato in un freddissimo minimal fashion design che di tradizional giapponese ha realmente poco. Ma parlo proprio dei cuochi, delle tipologie di pesce utilizzati per i sushi, o l’origine d’importazione degli alimenti che vi vengono offerti… 

Per carità nulla contro queste gestioni che molte volte si rivelano squisite e ricche (soprattutto i ristoranti cinesi che cucinano un buon giapponese a prezzo contenuto) o incredibilmente fashion e frequentati da “bella gente” i secondi citati (un po’ meno attraenti forse per squisitezza di piatti e possibilità di portafogli).  Però mi è capitato molte volte, soprattutto di ritorno dai miei viaggi di studio e lavoro dal Giappone, di volermi sedere in un ristorante gestito realmente da giapponesi, sentirmi urlare il caloroso e imperante “irrashaimase” e perchè no intrattenermi conversando con i gestori ricordando l’ultimo periodo passato in Giappone. E invece nella maggior parte dei casi mi capita di trovarmi da solo a parlare giapponese o a dover switchare dal giapponese al cinese (ebbene sì parlo anche quello) non appena mi rendo conto che la bella ragazza in kimono e con conciature da geisha ha nulla da capire se non un bel “qingwen” in cinese.

 A quanto pare di questo sembra essersi accorto anche il Governo giapponese che pare stia mettendo in atto un sistema per segnalare, qualificare e proteggere l’originalità di migliaia di ristoranti giapponesi sparsi per il globo! 

Vi progongo di seguito il commento di un amico e collaboratore che dal suo Blog TuttoGiappone, dalle pagine di Corriere Asia, ci racconta del disegno di certificazione programmato da Tokyo!

Ovviamente attendo vs commenti e indicazioni sui migliori ristorante “real japanese” sparsi in Italia!!!

Paolo Cacciato  – ASG

 

 

Lo scorso anno mentre il Ministro dell’Agricoltura Toshikatsu Matsuoka era in viaggio negli Stati Uniti, avendo voglia di mangiare qualcosa della cucina nipponica, entrò in un ristorante “giapponese” dove sperava di mangiare un bel piatto di sushi tradizionale, ma, ahimè, gli portarono uno sushi “alla coreana”, spacciandolo per originale giapponese; i proprietari erano infatti coreani.454032b89d0d9a2084e955215dc00a17.jpg

Da questa disavventura è nata l’idea di creare un bollino, una specie di certificato di autenticità, da assegnare a quei ristoranti, all’estero, in grado di offrire le originali pietanze della cucina giapponese, non contraffatte o adattate per venire incontro ai gusti dei clienti.
Il Ministro è stato di parola e Venerdì scorso ha dato il via libera ai lavori che dovrebbero portare all’istituzione di questa certificazione che, comunque, non sarà rilasciata dal governo, ma da qualche istituzione privata.

Si stimano in 50.000 i ristoranti giapponesi all’estero e il loro numero è destinato ad aumentare vertiginosamente visto il sempre maggior successo che sta riscontrando la cucina nipponica in tutto il mondo. Ma di questi, quanti sono i ristoranti che servono la vera cucina giapponese ? Quanti sono quelli che preparano i piatti come il sushi o il sashimi nel modo tradizionale, usando gli ingredienti corretti e tagliando il pesce a regola d’arte ?
Complice anche l’ignoranza culinaria della maggior parte degli occidentali che non sono in grado di riconoscere, per esempio, un sushi originale da uno contraffatto, molti esercenti senza scrupoli, specialmente cinesi e coreani, aprono ristoranti giapponesi che di giapponese hanno solo il nome. Oltretutto sono una netta minoranza gli occidentali che riescono a distinguere un giapponese da un cinese o da un coreano.
Il rischio, come sempre capita in questi casi, è quello di danneggiare l’immagine della cucina nipponica e quindi del Giappone.

Quindi ben venga il bollino di autenticità se può essere utile a salvaguardare la vera cucina del Sol Levante dai tentativi di imitazione.
La cucina è uno dei cardini della società nipponica e anche fiore all’occhiello del Paese da utilizzare come validissimo biglietto da visita. E’ logico quindi che voglia tutelare con ogni mezzo possibile il buon nome della cucina nipponica.

Cristiano Suriani

 

Certificazione sulla cucina giapponese DOCultima modifica: 2007-08-23T14:36:01+02:00da inokashira
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3 pensieri su “Certificazione sulla cucina giapponese DOC

  1. Sono assolutamente d’accordo con il Ministro dell’agricoltura…ed è giusto certificare chi rispetta l’arte culinaria e le tradizioni giapponesi, ma pongo un quesito (faccio l’avvocato del diavolo):
    se un occidentale apre un ristorante giapponese e rispetta tutti i parametri utilizzando tutti gli ingredienti giusti e tagliando il pesce a regola d’arte, la certificazione gli spetta ugualmente anche se non è Giapponese?

  2. Un avvocato del diavolo serve sempre, in ogni cosa! Beh per esperienza personale e professionale posso dire che certi riconoscimenti i giapponesi se li tengono a qualifica del proprio livello imprenditoriale all’estero e un certo orgoglio d’originalità etnica e nazionale vi rimane (e in fondo forse non è male che vi sia). Francamente preferisco che gli italiani facciano una buona pizza e i giapponesi degli ottimi takoyaki 🙂

  3. Hai perfettamente regione…ma prendi per esempio tutti i pizzaioli mediorientali che ci sono in Italia, un esempio tra tutti quello di fronte a casa mia che fa una pizza niente male…
    anzi visto che abitiamo vicino te lo consiglio!!!

    A parte gli scherzi sono d’accordo con te, è un pò come andare all’estero entrare in un ristorante “italiano” e ordinare una matriciana, già in Italia è difficile trovarla cucinata a DOC figuriamoci all’estero.

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